coNpetere per essere persone coMpetenti
Il significato della parola competenza cambia a seconda dei modelli teorici di riferimento, dell’uso che se ne fa nei diversi contesti professionali e nella lingua comune.
Come spesso accade, è l’etimologia a restituircene il significato più rilevante e più ricco dal punto di vista formativo: dal latino CUM PETERE emerge l’interessante accezione di “muoversi con qualcuno verso qualcosa”. A questo significato ci ispiriamo, per una concezione sociale e etica di competenza, basata sul valore della persona e sul suo bisogno di partecipare al contesto sociale, produrre, risolvere problemi per il benessere e il miglioramento proprio e altrui.
È interessante d’altra parte riflettere sul fatto che è stata l’accezione individualistica e produttivistica a prevalere nel significato più diffuso del verbo coMpetere, con un destino che lo accomuna ad altri termini nella loro storia evolutiva. Alcuni detrattori del concetto ne evidenziano l’accezione aziendalistica e segnalano il forte rischio che l’approccio per competenze comporti uno svuotamento culturale e una sudditanza nei confronti delle esigenze del mondo produttivo.
Il competere appare un aspetto intrinseco all’individuo e ai gruppi sociali per la loro stessa sopravvivenza: rileggere l’etimologia ci aiuta ad evidenziare la qualità di una competitività che coniuga la ricerca dell’affermazione individuale con il perseguimento di obiettivi comuni e sociali, nel rispetto degli altri. La dinamica tra dimensione individuale e sociale è intrinseca all’idea di competenza come risorsa della persona tanto quanto alla storia umana, perché è nel confronto con l’alterità che cresce e si definisce l’identità personale ed è nella cooperazione con gli altri che si impara a raggiungere anche i propri obiettivi. Sempre più si fa strada, nella società complessa in cui viviamo, nel mondo del lavoro e nella scuola, una logica della competitività tra i gruppi, nella quale le diverse risorse dei singoli vengono messe in gioco, valorizzate, incrementate dall’interazione, dal confronto, dal conflitto, quando questo sia gestito con assertività e mediazione ben calibrate.
La ricerca e la presentazione di “casi di competenza” intesa secondo la prospettiva appena indicata, tratti dall’esperienza, ma anche dal mondo della narrazione letteraria, cinematografica, del Web, è uno degli obiettivi di questo sito.
Il primo “caso” è quello del cacciatore mongolo Dersu Uzala, il piccolo uomo delle grandi pianure, un nomade del gruppo etnico Hezhen, nell’omonimo film di Akira Kurosawa, cui è affidato il difficile compito di guidare nei territori impervi della taiga siberiana, i membri di una spedizione capeggiata dal Capitano Vladimir Klavdievič Arsen’ev. Il suo modo di agire e reagire è un esempio interessante di quelle “risorse invisibili”, che rappresentano una componente fondamentale della competenza. Come sottolineato da Incerti, Santoro, Varchetta, Schermi di formazione. I grandi temi delle risorse umane attraverso il cinema, Guerini E Associati, 2000, p.57, dietro l’apparenza di un rozzo indigeno, la sua capacità di integrarsi con il contesto, leggendone e interpretandone finemente tutti i segni, trovando per ognuno le risposte adeguate, agendo in armonia e con profonda umanità, ne fanno un esempio significativo di cultura e di competenza.
Il secondo caso è quello di Marina…….