Per fare un albero: le solide radici per l’apprendimento permanente
L’albero e, in senso più ampio, la pianta, rappresentano il simbolo di un organismo unico che vive tra la pluralità delle radici, dalle quali trae forza, solidità e nutrimento e la più ampia pluralità delle ramificazioni, attraverso le quali definisce meglio immagine, identità e rapporto con il mondo esterno.
La rappresentazione simbolica più antica che ne abbiamo è quella biblica dell’”albero della conoscenza del bene e del male”, cioè di una conoscenza a tutto tondo della realtà, capace di dare all’essere umano un grande potere e di attribuire al suo destino i tratti fecondi dell’imprevedibilità.
Sul piano dell’astrazione grafica, l’albero rimanda ad una mappa i cui rami si intrecciano.
Per questo lo proponiamo come simbolo della persona competente, che padroneggia e incrementa lungo l’arco di tutta la vita le sue conoscenze e abilità in campi anche molto diversificati se e in quanto ha solide radici. Queste consistono in ampie e basilari capacità, ovvero competenze trasversali e metodologiche che orientano il modo personale di rapportarsi con i problemi e con i compiti della conoscenza e della vita nei diversi contesti, anche in situazioni nuove. Ed è ciò che consente di sviluppare un apprendimento permanente, negli ambiti formali ma anche e soprattutto in quelli non formali e informali.
Queste ampie competenze trasversali riguardano alcune disposizioni e motivazioni di fondo della persona umana, che la filosofia, fin dalle sue radici greche, l’antropologia, la pedagogia e più recentemente la psicologia hanno analizzato nei secoli sotto diverse angolature. Il fatto che oggi esse ci vengono riproposte come “competenze chiave per l’apprendimento permanente” dal Consiglio Europeo nulla toglie allo spessore della loro storia, che affonda nelle radici della cultura umana e europea della responsabilità e della libertà.