NEET (Not in Education, Employment or Training) viene definita la generazione giovanile tra i 15 e i 29 anni che non ha e non cerca opportunità di educazione, né di impiego, né di formazione professionale. Una generazione che i mass media definiscono tristemente “senza fiducia” e che un’indagine di Eurofound sulla disoccupazione giovanile fa consistere in ben 14 milioni di giovani europei.
La maggioranza delle fonti sottolinea con enfasi in primo luogo i costi economici di questa situazione per la Ue e per ciascun paese membro e in seconda battuta ne evidenziano i costi sociali. Noi vorremmo capovolgere questa prospettiva e partire proprio dai secondi e dal rischio grave che questi giovani rinuncino alla partecipazione democratica. Inoltre occorre avere ben presenti – pur senza facili generalizzazioni– i fattori di rischio che contribuiscono con incidenze diverse a creare le situazioni di esclusione riguardanti i NEET:
– il basso livello di istruzione
– l’immigrazione
– la disabilità
– il divorzio dei genitori
– la disoccupazione dei genitori
– il basso reddito familiare
– la provenienza da aree remote
In media i ragazzi che non studiano e non lavorano costituiscono il 15,4% dell’intera popolazione giovanile europea, ma nel continente vi sono grandi disparità: in Italia i Neet sono il 22,7% di coloro che hanno un’età tra i 15 e i 29 anni, mentre in in Lussemburgo si fermano al 6,6% e in Olanda al 5.5%.
Un fenomeno che merita di essere considerato, anche dal mondo dell’educazione.