Il 24° anniversario dell’ approvazione-da parte dell’Assemblea delle Nazioni Unite-della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia, si può celebrare parlando di un libro speciale fin dal primo impatto: Diritto di scena, scritto da Roberta Scalone, insegnante di scuola primaria e sociologa. Una testimonianza esemplare di realizzazione degli articoli 12 e 13 della Convenzione dei Diritti dell’Infanzia, che sanciscono il diritto del bambino e del giovane “a formulare liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessa” e il suo “diritto alla libertà di espressione, che comprende la libertà di ricercare, di ricevere e di divulgare informazioni ed idee di ogni specie, indipendentemente dalle frontiere e con varie forme e mezzi.”
Nel breve ed efficace titolo, Diritto di scena, il significato profondo del volume: il laboratorio teatrale come occasione vissuta per elaborare ed esprimere fin dall’infanzia – insieme agli altri – la propria identità, per conquistare, agendola, la coscienza dei diritti civili del nostro tempo e vivere, più che apprendere, la Costituzione.
Le parole con cui un bambino di nove anni racconta la sua presa di parola attraverso il teatro e la sua volontà di rimanere attore anche nella vita «Voglio essere attore del mondo» ci introducono al racconto di un anno di esperienze teatrali realizzate nell’ambito di un progetto di sperimentazione dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, denominato La cittadinanza va in scena. Ideato e condotto dal regista e referente per il teatro dell’USR del Veneto Alberto Riello, oltre che da Roberta Scalone, il progetto ha dato occasione a numerosi studenti di diverse età nel Veneto di “porsi come soggetti della comunicazione verso altri attori sociali: i genitori, gli insegnanti, i coetanei, i dirigenti scolastici, gli amministratori della città”.
Le due esperienze documentate nel testo, tra le tante del progetto teatrale, riguardano età diverse: i bambini di classe terza della scuola Giovanni XXIII e i ragazzi del Liceo Cornaro, in entrambi i casi di Padova. I primi si sono confrontati, attraverso i vissuti, con la storia di Pinocchio come percorso di ricerca sul significato di essere bambini, sulle prove del crescere, sul finale positivo, che l’efficacissima immagine di copertina di Patrizia Cecilian ben interpreta. I secondi si sono confrontati con la Costituzione per … metterla in scena, veicolando il messaggio forte di Augusto Boal che “essere cittadini non significa vivere dentro una società, significa cambiarla” e in questo senso… “siamo tutti attori”. Messaggio reso più intenso dal dialogo intergenerazionale cui il laboratorio ha dato spazio: il diritto alla parola e all’azione dei giovani ha gettato nuova luce su quello degli adulti e dei “vissuti”, le persone più anziane, anch’esse “in scena” per la ri-conquista di un ruolo e di un controllo sociale a volte offuscati dalle incombenze della vita e dalle consuetudini.