Appena  conclusosi il webinar organizzato dal Tavolo Saltamuri sull’importante tema “Saltare i muri del COVID-19. Per una responsabilità diffusa” pubblicato sulla pagina Facebook del Tavolo stesso, vale la pena di tentare una sintesi degli importanti contributi a partire dal pensiero di Salvatore (studente) che può rappresentare una sorta di sigillo finale dell’incontro:

“Io penso che qualunque persona abbia diritto a leggere Calvino sotto un albero di tiglio”.

Tutti i presenti sono stati d’accordo nel sottolineare la necessità di una scuola in presenza, luogo della vita sociale per eccellenza, superando la DaD, che  pure è stata una scialuppa di salvataggio necessaria.

Ma come affrontare la fase 2?

Dagli interventi è emerso il valore dell’autonomia scolastica per una progettualità forte, ripensando gli spazi e i tempi scolastici attraverso una mappatura di tutte le risorse disponibili in un territorio, promuovendo il cambiamento con un sistema integrato, non un puzzle, triangolando e organizzando spazi di apprendimento civici diffusi.
Fondamentale l’articolo 118 della Costituzione sulla sussidiarietà, per una alleanza tra scuola, enti locali  e terzo settore, anche con il contributo dei singoli cittadini.
Importante restituire voci e corpo ai ragazzi che ora sembrano diventati entità virtuali, chiedere agli studenti che cosa pensano… proprio a loro che hanno iniziato questo anno scolastico con i friday for future!
Più in generale, e per una importante ragione di equità sociale, l’attenzione va rivolta a quei bambini e ragazzi letteralmente scomparsi nella didattica a distanza, nonostante molte scuole abbiano distribuito strumenti digitali per superare il problema. Occorre entrare nell’ottica di riparazione del danno sociale che si è creato.
Serve un piano articolato di attività in un ambiente sicuro e capace di conciliare il distanziamento con il diritto di abitare la scuola, attraverso un patto tra tutti i componenti, che rivendichi – con forza coraggio e immaginazione – risorse progettuali ed economiche affinché la scuola torni ad essere lo spazio irrinunciabile della scoperta del sé, del sé rispetto agli altri, del mondo.
Grande valore è stato dato da più di un intervento all’educazione all’aperto, facendo tesoro delle numerose esperienze in tal senso. Una scuola diffusa non è una  scuola che “evapora” all’esterno, ma un a scuola che conferma il proprio mandato e la propria responsabilità, anche attraverso la scelta di tematiche ambientali, come il climate change, il global warming, l’incidenza dell’inquinamento rispetto ai danni di Covid 19, ma anche attraverso il coraggio di eliminare – dagli elenchi delle aziende con cui collaborare per i PCTO – le  multinazionali come ENI, che praticano il green washing.
Sul piano metodologico risulterà fondamentale la didattica attiva e cooperativa, superando la sequenza esercizio-interrogazione-correzione, puntando invece sui piccoli capolavori prodotti dagli studenti.
Sarà cruciale evitare di scambiare la valutazione con il controllo: se l’alunno che ha svolto il lavoro a casa lo può raccontare non importa che l’abbia fatto con i genitori, è nel raccontare e raccontarsi ci dà dimostrazione di ciò che ha appreso e di come lo ha appreso.
Dagli interventi è emersa anche una proposta economica, affinché almeno il 15 % della ripartenza del sistema Italia debba essere dedicato alla dimensione educativa, tenendo conto anche di misure di emergenza per le famiglie i cui genitori hanno perso il lavoro.

Concludendo, occorrerà il massimo impegno affinché il prossimo anno scolastico sia veramente un “anno costituente” capace di

“Fare della scuola il compito educativo di un intero paese”

(dal manifesto del Tavolo Saltamuri).

 

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